La Città come spazio del conflitto politico

Vedere come una città è ormai un’espressione comune per indicare come l’osservare il mondo dal punto di vista dell’urbano possa arricchire la nostra visione di ciò che si suole chiamare “era urbana” così come contribuire a nuovi e interessanti punti di vista per discipline diverse come le scienze sociali, gli studi urbani e il diritto.

La città come spazio politico è un tema che attraversa la storia del pensiero da Aristotele (la polis come spazio politico perimetrato da mura e, quale pendant, il topos fortunatissimo della politica come scienza architettonica per eccellenza), lungo tutto il medioevo, culminante nella diade urbs-civitas. Il punto di vista adottato da questo progetto è stato circoscritto alla modernità e alla sua crisi nella contemporaneità.

L’esistenza di spazi di autogoverno genera zone effettive di libertà e al tempo stesso può, in maniera ambivalente, fungere da valvola di sfogo funzionale a mantenere una legislazione proibizionista (il caso della città libera di Christiania è emblematico) in tutto il resto del paese.

A partire da queste basi, cercheremo di riflettere sul significato di “uso creativo del diritto” e sull’intersezionalità di pratiche eterogenee come strumento di soggettivazione capace di legare insieme azione diretta e proiezione anche universalistica di bisogni e desideri.